La lingua italiana è ricca di termini dialettali che cambiano in giro per la penisola, e anche il mondo dei box-doccia non è immune da strampalate e simpatiche incomprensioni. Ecco quindi una piccola rassegna di differenze gergali e regionali nelle quali può imbattersi chi lavora in questo settore.
Un produttore di box-doccia deve quotidianamente affrontare sfide tecniche legate ad adattabilità, layout, e installazione, ma quando si lavora su scala nazionale, almeno in Italia, si può incappare anche in difficoltà linguistiche che possono strappare una risata o creare qualche piccola incomprensione, proprio come ci ha raccontato Alberto Bianchi, CEO di Bianchi & Fontana riferendosi alla sua esperienza.
Box-doccia: questione di termini…
Parlando di ante e sistemi di apertura, quelle che scatenano più dibattito sono l’anta a soffietto che può chiamarsi anche a libro o folding, due parole che richiamano la sua forma ripiegata su sé stessa, e la walk-in o lastra con tirante. Altro elemento che può generare qualche incomprensione è la cerniera a pivot o a bilico, tipica delle ante a battente, oppure i sistemi di scorrimento dell’anta che possono essere chiamati cuscinetti, carrucole, ruote o carrelli a seconda dei luoghi ma anche delle singole persone.
Fra gli elementi del box-doccia che possono generare misunderstanding e piccoli fraintendimenti figura anche il cristallo. Con il termine fumè, di origini francesi, per esempio, vengono indicate indifferentemente le tonalità bronzo/marrone e tutti i toni di grigio: l’effetto voluto con il fumé è ben comprensibile difficile capire invece a quale colore ci si riferisce con questa richiesta, ed è quindi sempre meglio approfondire con il cliente.
… E di regione
Le differenze poi aumentano notevolmente da una regione all’altra dove dialetti e usanze quotidiane influenzano la lingua comune attuale. Un esempio molto celebre è l’idraulico, figura fondamentale per risolvere qualsiasi problema legato al bagno e alla sua impiantistica, che viene chiamato fontaniere in Emilia-Romagna, trombaio in Toscana o stagnino in Campania. Stesso discorso per gli arnesi che il nostro professionista utilizza ogni giorno: un fontaniere bolognese (funtanìr) infatti parlerà di cutter (pronunciato all’italiana con l’accento sulla “U”), mentre un idraulico milanese chiederà al collega di passargli il taglierino.
Passando al fissaggio della struttura del box-doccia al muro, quelli che in buona parte del nord Italia sono conosciuti come tasselli o fischer (dalla nota marca tedesca), nel centro-sud del nostro Paese sono chiamati anche stop.
“Lavorando su tutto il territorio nazionale per l’azienda di famiglia ho sentito questi e molti altri termini strani e originali per indicare elementi dei nostri box-doccia in acciaio inox, ma uno che non dimenticherò facilmente perché è stato un vero e proprio rompicapo per un bolognese come me, sono le mappe – ha aggiunto Alberto Bianchi -. Mappe infatti è un termine utilizzato in Liguria per indicare le cerniere, ovvero quei sistemi che consentono l’apertura e la chiusura dell’anta e che in qualche zona della nostra penisola possono essere chiamate anche snodi“.
Insomma, il mondo è bello perché è vario, e così come le abitudini di igiene internazionali, anche le varietà lessicali delle nostre regioni relative al mondo del bagno e dei box-doccia sono numerose. Per questo ogni volta che si intraprende un progetto occorrono elasticità mentale ed esperienza per interpretare le indicazioni che vengono date, ma anche una buona dose di “leggerezza” e di curiosità per affrontare piccoli e innocui quiproquò.