La doccia nei secoli…
Nella doccia ci si lava, ma è anche il luogo per eccellenza in cui ci si rilassa, si canta, si prendono decisioni e si preparano discorsi. Sicuramente è uno dei luoghi più intimi della casa, quello in cui ci prendiamo un po’ di tempo per noi stessi, tra vapori caldi e detergenti profumati.
Siamo abituati a vederla in casa e diamo per scontato che il box doccia faccia parte del bagno e delle nostre case da sempre ma, anche se le sue origini sono antiche, la sua diffusione e il suo utilizzo come momento di igiene personale sono piuttosto recenti.
Inizialmente la doccia non era certo frequente e non si utilizzava al solo scopo di lavarsi. Per molte popolazioni aveva un significato mistico, si riteneva infatti che avesse un’azione di purificazione dell’anima. L’acqua scendendo dalla testa ai piedi, diventava un vero e proprio rituale, lavava via i peccati, consentendo all’anima di ritrovare la sua purezza.
L’usanza di lavarsi all’interno di uno spazio circoscritto con un getto dall’alto, risale invece ai tempi dell’antica Grecia e dell’antico Egitto. I primi ad avere una sorta di moderna doccia furono infatti gli Egizi, civiltà in cui le classi sociali più abbienti potevano disporre di uno spazio specifico per lavarsi, dove i servi trasportavano e versavano l’acqua dalle anfore piene affinché il signore di turno potesse lavarsi stando in piedi. Acqua che veniva poi eliminata grazie ad un sofisticato sistema di scarico.
Anche i Greci, e poi i Romani, si attrezzarono con acquedotti per il trasporto dell’acqua, da utilizzare anche in “docce comuni” facendo poi scaricare tutto nei condotti fognari. La particolarità delle installazioni romane è molto legata alla presenza delle sorgenti termali di cui l’area romana è molto ricca facendo sì che le docce entrassero a far parte della serie di giochi d’acqua resi possibili negli stabilimenti termali.
Anche nell’antica cultura giapponese la doccia ha uno scopo ben preciso, ovvero la pulizia personale per prepararsi al rito dell’Ofuro, il bagno purificatore nella tradizionale vasca in legno di cipresso, per rilassare il corpo e l’anima. La doccia è necessaria poiché tradizionalmente l’immersione in vasca avviene in ordine gerarchico partendo dagli ospiti, senza cambiare l’acqua ad ogni utilizzo.
Gli elefanti si fanno la doccia da soli utilizzando la proboscide, nel vecchio west si utilizzava un secchio pieno d’acqua appeso, in natura esistono cascate o piccoli rivoli d’acqua con cui lavarsi o rinfrescarsi utilizzate dalla notte dei tempi. Tuttavia, per avere un congegno che possa effettivamente somigliare ad un box doccia moderno dobbiamo aspettare l’800 e le nuove esigenze determinate da urbanizzazione e industrializzazione.
Il concetto più moderno di doccia risale al XIX secolo ed è legato all’invenzione di William Feetham intorno al 1810. Un meccanismo innovativo, attraverso il quale una pompa riusciva a prendere l’acqua da un serbatoio posto in basso e trasportarla verso un altro contenitore posto in alto.
L’invenzione della doccia però viene attribuita al dottor Merry Delabost, un medico della prigione Bonne-Nouvelle di Rouen. La novità fu introdotta in carcere per garantire l’igiene dei prigionieri ed evitare malattie.
Nel 1879 invece l’esercito prussiano rese la doccia obbligatoria per i soldati e installò delle docce comuni. Lentamente si iniziò ad introdurre la doccia nelle abitazioni: si ridusse il dispendio di acqua e diminuirono anche le malattie infettive, grazie all’aumento dell’igiene personale.
Oggi la doccia è innegabilmente un luogo dove il rituale del benessere prende forma. Il bagno di vapore che facciamo sotto la doccia è un momento di rigenerazione totale: dilata i pori, idrata l’epidermide, depura. La circolazione ne esce migliorata, attraverso il ripristino del tono muscolare. Scioglie il blocco di tensione che si accumula a livello cervicale e rilassa testa e corpo.
All’acqua adesso si accompagnano luci e suoni. La cromoterapia, ad esempio, utilizza led integrati all’interno del soffione: il getto d’acqua si trasforma in un flusso di luce e colore per trasmettere emozioni e sensazioni uniche.
Ricordiamoci poi che Charles Bukowski scriveva: “Lavarsi è la cosa più banale da fare sotto la doccia”.